Giancarlo Abete è stato rieletto presidente della Federcalcio (FIGC) fino al 2012 con il 98.42 % dei voti.
Abete è stato salutato con un lungo applauso e leggermente commosso ha dichiarato: "Grazie per la fiducia che mi avete dato, e che spero di onorare con l'impegno e con i risultati. C'e' la volontà di lavorare congiuntamente con tutto il consiglio federale, con l'auspicio di determinare presto tutti i suoi ruoli all'interno. Spero di ricompensarvi con l'impegno nell'affrontare i problemi".
Che vi aspettavate? Era candidato unico!
Abete è stato salutato con un lungo applauso e leggermente commosso ha dichiarato: "Grazie per la fiducia che mi avete dato, e che spero di onorare con l'impegno e con i risultati. C'e' la volontà di lavorare congiuntamente con tutto il consiglio federale, con l'auspicio di determinare presto tutti i suoi ruoli all'interno. Spero di ricompensarvi con l'impegno nell'affrontare i problemi".
Che vi aspettavate? Era candidato unico!
Che ridicolo!!! Era anche leggermente commosso!!!
ReplyDeleteDemostene (Atene, 384 a.C. – Calauria, 322 a.C.) è stato un politico e oratore greco antico, grande avversario di Filippo II di Macedonia e uno dei dieci grandi oratori attici.
ReplyDeleteUomo indubbiamente di parte, ma non certo ostile ai principi democratici, si scagliò contro la demagogia imperante nelle assemblee che stava portando la polis alla rovina. E, con Isocrate, lamentava che nelle assemblee non vi fosse «libertà di parola», se non per gli adulatori del popolo. Mentre le voci di coloro che parlavano per il bene della polis venivano sistematicamente coperte dallo «strepito» e dalla «rissa».
Demostene rimproverava al popolo la sua dabbenaggine per essersi fatto spodestare dai «politici» di mestiere: quel popolo che un tempo era «padrone dei politici», ora è diventato loro servo, contento solo di partecipare agli spettacoli e alle feste che i suoi «padroni» organizzano. Tale stato di degradazione dipende non dal prevalere dei demagoghi, ma dal venir meno nel popolo dell’antica dignità e virtù: «In nessun caso» egli dice rivolgendosi ai suoi concittadini «sono gli oratori che vi rendono buoni o cattivi, ma voi loro… Giacchè non siete voi a desiderare quello che vogliono loro, ma, al contrario, sono le loro aspirazioni che si conformano a quelle che essi ritengono le vostre».
Abdicando di fatto al proprio potere, il popolo aveva ridotto la democrazia ad una larva di se stessa. Era diventata cioè una democrazia parolaia, neghittosa e imbelle, dal momento che l’assemblea si era trasformata in una palestra di ciance, dove molto si blaterava e poco si decideva; e, per giunta, quel poco che di decideva, assai spesso non veniva nemmeno mandato ad esecuzione.
Le discussioni politiche erano animate non dall’amore per la giustizia o dal desiderio di vedere rifiorire l’antica grandezza di Atene, ma dallo «spirito di contesa» o dalla brama di denaro. La politica era diventata un turpe mercimonio, al punto che era possibile vendere , «come al mercato», perfino «la concordia dei cittadini» o «l’ostilità contro i tiranni e i barbari». Le cariche pubbliche non erano più considerate come un servizio reso alla polis, ma come «strumento di arricchimento personale».
Il rovesciamento del governo, nell'agosto del 322, portò alla condanna di Demostene a morte e l'oratore ed i suoi dovettero fuggire. Demostene, raggiunto dalla polizia del macedone Archia a Calauria, nel tempio di Poseidone, dovette avvelenarsi per non cadere vivo nelle mani del nemico, nell'ottobre del 322.
Passano i secoli, i millenni addirittura, e nulla sembra cambiato. Ma l'uomo, quest'uomo, può mai essere il figlio di Dio?
Ps è dura resistere alla tentazione di parlare sempre del Primo ministro. Ma questo pare lo faccia apposta. Berlusconi: «I licenziati trovino qualcosa da fare». Io un'idea l'avrei: picchiatelo!